LOTTE REINIGER, UN’ARTISTA D’AVANGUARDIA e la pubblicità della Crema Nivea

Donatella Massara

Lotte (Charlotte) Reiniger (Berlino 2/6/ 1899 – 19/6/ 1981) crea il primo lungometraggio di animazione e il primo film pubblicitario per la crema e il sapone Nivea della Beiersdorf. La sua arte erano le silhouettes. Le figure ritagliate su cartoncino nero o bianco hanno inscenato storie meravigliose e la grazia e la poesia di questi cartoncini è difficile trovarli uguagliati nei disegni animati degli anni successivi quando Walt Disney produrrà i suoi più noti film di animazione. Lotte ha girato più di 60 film di animazione dei quali undici sono andati perduti.

QUANDO LE DONNE PRODUCEVANO PER GRAZIA DIVINA

Si descriveva come “una piccola dolce donna”, “un’intrattenitrice di bambini” una che “era stata sopravvalutata”. La dichiarazione di umiltà che spesso hanno usato le donne, in realtà nasconde una vera avanguardia.

Certo che oggi dove i curricula non risparmiano neanche la scuola materna -se pedagogicamente significativa- stupisce che una si dipinga con tanta modestia. Sono altri tempi dai nostri, tempi in cui le donne seguivano, più o meno, la tradizione che le voleva umili interpreti del volere di Dio. Fino a non molto tempo fa non hanno forse sdegnato soldi, carriere, addirittura i Nobel?  Mai mi stanco di citare Rosalind Franklin a cui dobbiamo la prima fotografia del DNA, scippatale da Watson e Crick che si aggiudicarono l’intero pacco premio del Nobel: fama e milioni. Lei non protestò impegnata in altre ricerche.

RITAGLIARE IMMAGINI È CREARE MONDI

Ritaglia la prima silhouette a dodici anni e la conserva per tutta la vita, perché l’umile donna era molto determinata a fare la sua strada, a conservare dentro di lei il gusto creativo dell’infanzia. Non lascerà quasi mai di esprimersi con la sua arte, sospenderà di fare film per alcuni anni, alla morte di Carl Kock, il suo amato marito, il bravissimo tecnico dei suoi lavori, regista lui stesso. Fino a qualche anno fa, per alcune storie del cinema, il capolavoro di Lotte “Die Abenteuer des Prinzen Achmed”, tratto da una favola delle “Mille e una notte”, era a regia di lui e lei neanche nominata. Quando l’ho scoperta, l’ho subito amata. Da bambina nata nel 1950 ero una tagliatrice di riviste. Con i femminili mi creavo un mondo di bambole di carta eleganti, fornite di preziosi guardaroba, padrone delle case lussuose esposte nelle riviste di arredamento. Forse mia mamma le comprava non solo per ispirare il suo guardaroba ma perché ci giocassi. Non essendo dotata di estro figurativo, come Lotte, giocando con le immagini, appagavo la fantasia.

CHE COSA È UNA SILHOUETTE

Nel 1795 il marchese de Silhouette controllava le finanze del Regno di Francia, per salvarle aveva imposto una severa economia. Il sarcasmo della gente rispose definendo “silhouette” tutto ciò che era avaro e a buon mercato. Si diffuse pure la moda del ritratto ritagliato su cartoncino nero, che costava molto meno di un dipinto. L’ombra proiettata su un foglio, ricalcata con la matita, diventava un disegno che ritagliato consegnava il profilo a chi era stato in posa. Questa economicissima e industriosa figura di carta prese il nome che oggi usiamo. Diventò una parola ufficialmente accettata inserita nel Dizionario francese e poi in tutto il mondo.
Lavater nei suoi studi di fisiognomica preferiva usarla per studiare come i caratteri avessero un riflesso nei tratti del viso, infatti non è come l’immagine di uno specchio, un dipinto e neanche oggi diremmo una fotografia, non è dipendente dalla luce, dall’età, dal momento in cui ci si guarda, dallo stato d’animo ma presenta i puri tratti di un volto, senza colori, profondità, guance, occhi. Essa è ideale per studiare quali nasi o nasoni, in compagnia di fronti e menti particolari, corrisponderebbero a un determinato carattere.

“La silhouette non è un’ombra perché a differenza di quella non può essere distorta”, dice Lotte. Essa esiste, nella realtà, per esempio, è un albero che si staglia contro un cielo di sera.

 “Shadow Theatres and Shadow Films”

“Shadow Theatres and Shadow film” (Batsford Ltd, London Watson-Guptill Publications New York, 1970), pubblicato in Gran Bretagna nel 1970, è scritto da lei con l’intento di insegnare a costruire le silhouettes e a usarle per il teatro e il cinema. È illuminante la costruzione di Cenerentola. Una semplice figura ritagliata di profilo mostrerà solo la povertà, vedremo i graziosi ricci e una postura abbastanza rigida. Invece una figura ritagliata di tre quarti in modo che siano visibili le due spalle, tutto il corpo anteriore, con solo il viso di profilo, sarà molto più credibile, sarà triste, ma graziosa, la scopa in mano ci dirà che ha una posizione di basso livello ma i suoi piedi senza scarpe potranno tenere una posa accattivante, gentilmente appoggiati per terra.

La silhouette non è solo un pezzo di cartone ma una forma, un’attrice che si sposta sulla scena interpretando gli stati d’animo. Cenerentola diventa così una protagonista seguendo lo stile della maestria nell’arte del profilo, scoperta in Grecia e Egitto.

Queste figure non divertono con spontanea innocenza ma interpretano i sentimenti, guidano le azioni, sviluppano la trama. Sono immagini nate da un grande lavoro di artigianato, dalla cura e dalla precisione del dettaglio. Ma anche dallo studio del movimento e del corpo umano. Lotte Reiniger passava ore allo zoo a guardare gli animali e poi li imitava, camminando carponi sul pavimento, per catturare con esattezza e realismo il movimento. Non va dimenticato che è solo dai tempi di Camille Claudel, la grande scultrice, che le allieve delle scuole d’arte possono fare copie di nudo dal vero. Il padre di Camille trasferirà tutta la famiglia nella capitale per consentire alla geniale figlia di approfondire la sua formazione artistica all’Accademia Colarossi, l’unica che dava accesso alle donne. È in scena la grande sfida femminile di riappropriarsi del corpo e svolgerà impetuosamente la sua ascesa nel XX secolo. Il corpo femminile attraverso la danza, la ginnastica, il femminismo è sempre più libero dalle costrizioni morali e fisiche, per esempio l’obbligo del busto.

LE SILHOUETTES IN MOVIMENTO

Le prime silhouettes di Lotte sono ritagliate su una sottile lastra di piombo, più tardi scopre che con una combinazione di piombo e di cartone i suoi movimenti sono facilitati. L’artista disegna la figura e poi la divide in parti, corrispondenti agli arti movibili per le scene del film. Questi tagli seguono il bilanciamento fra le parti in piombo e quelle in cartone. Esse sono poi collegate l’una con l’altra dalle cerniere di un sottile filo metallico. La regista per le riprese inventa il trick – table, un tavolo dove posizionare le lastre trasparenti, illuminate dal basso, su cui costruire gli sfondi per le silhouettes, queste, frame dopo frame, fotogramma dopo fotogramma, posa dopo posa svolgono la trama del film. Sopra al tavolo, in alto, è collocata la macchina da presa. Ogni posizione è una ripresa, a passo uno, che frame dopo frame, ottenuti con lo stop – motion, simulano il movimento. Un motore collegato alla videocamera, fa scattare l’azione, a distanza. Chi ha la regia è al tavolo delle lastre dove muove le figure, costruisce gli sfondi, alternando le lastre, aggiunge i dettagli di ogni scena. Affianca la ripresa lo story board, il libro delle scene disegnate. A ogni scena sono aggiunti i tempi di durata della ripresa, cronometrati, in modo che la musica sia poi sincronizzata precisamente con i movimenti. Il trick – table ha tre versioni documentate del 1920, dal 1923 al 1926, dal 1927 al 1933.

BERLINO CITTA’ DEL PRIMO LUNGOMETRAGGIO DI ANIMAZIONE

“Die Abenteuer des Prinzen Achmed”, (Le avventure del Principe Achmed), 35mm, durata 66’ (vers. Inglese restaurata “The Adventures of Prince Achmed”, 126’, dvd, 2001), è il primo lungometraggio di animazione della storia del cinema. E’ considerato il capolavoro di Lotte Reiniger, con la collaborazione di C.Koch, W.Ruttmann, B.Bartosch, A.Kardan, W.Turck, Lore Leudesdorf, allieva e poi artista del Bauhaus.  E’ stato girato in bianco e nero, muto, con i sottotitoli e la colonna sonora di W.Zeller, la pellicola  colorata, a mano. L’originale in nitrato è andato disperso. Aveva richiesto tre anni di lavoro, fino al 1926. E’ prodotto dalla Comenius, la casa fondata dall’amico e mecenate L.Hagen.

Gli amici di Lotte e Carl, inventivi artisti tedeschi, donne e uomini, fra i quali l’amico B.Brecht, erano le avanguardie culturali della Berlino negli anni precedenti alla 2° Guerra Mondiale.  La scrittrice e mecenate inglese Brhyer (Anne Winifred Ellerman, 1894-1983) scrive in una lettera alla compagna H.D. la poetessa Hilda Doolittle, ricordando quegli anni: “Pabst faceva I suoi film migliori, mentre si vedevano cose come “I dieci giorni che sconvolsero il mondo” giù nella cantina del Palazzo per il commercio della Russia. . . .si scoprivano i poemi di Brecht e stavo seduta sul pavimento di Lotte, mentre  tagliava le silhouettes o andavamo al mercato, ascoltando lo slang di Berlino, che non ho mai capito ma aveva un’eccitante, rauca qualità, che ho sempre desiderato.” Lotte, Karl e Bartosch si erano formati nell’Institut fur Kulturforschung, fondato dal critico d’arte  H. Curlis nel 1919,  con lo scopo di costruire film educativi e legati alle esperienze artistiche. Curlis porta nella Repubblica di Weimar la cultura del film con un forte interesse per il cinema di animazione. E’ l’Institut a produrre i suoi primi film dal 1919 al 1922, come “Aschenputtel” (Cenerentola), 35mm, durata 11’, 1922.

I FILM PER LA PUBBLICITÀ

Dal 1921 Lotte sperimenta i film pubblicitari. Sono conservati due “Die Barcarole” che pubblicizza il dolce al cioccolato della Mauxion del 1923/24 e del 1921/22 “Das Geheimnis  der Marquise” (Il segreto della Marchesa) per i prodotti Nivea.

https://www.youtube.com/watch?v=4e5ZDfKokQ8

I film sono prodotti da Julius Pinschewer un pioniere del film pubblicitario. Nel 1912 i film pubblicitari sono ormai una consuetudine consolidata, distribuiti in 500 cinema fra la Svizzera e la Germania. Pinschewer comincia a pensarci nel 1910 e nel 1911 ha già prodotto con i suoi finanziamenti un film proiettato al raduno di Berlino della Reklameschutzverein. Questi primi film sono interpretati da persone in carne e ossa ma ci sono anche i film di animazione. Nel 1912 il produttore ufficializza la sua posizione nel campo pubblicitario, diventa membro della Verein Deutscher Reklamefachleute. Dal 1914 ha un ampio studio nel centro di Berlino, dotato di spazi con i tavoli da disegno, sale per le riprese, con una studiata dotazione di luci, di stanze per lo sviluppo e la riproduzione in copie delle pellicole. Pinschewer era convinto che per fare un film pubblicitario ci volessero tutti gli sforzi necessari per ottenere il massimo della qualità, sia nel risultato artistico che in quello commerciale. Regola principale è la durata del film che non può superare i 90’’, senza annoiare il pubblico. Dal 1918 il produttore si specializza in film di animazione.

Nella pubblicità della Nivea una graziosa damina incontra un cavaliere disperatamente innamorato di lei. I due si separano, ma lui incantato dalla morbidezza e dal biancore della sua pelle, ha il cuore in fiamme, la raggiunge e le dedica una serenata sotto il balcone, intanto la dama alla toilette si lava le mani e il viso con la saponetta e si cosparge con un tubetto di crema. Le arriva la musica, esce sul balcone e il cavaliere, chiamandola bellissima donna le chiede quale dono del cielo le dia tale e tanto fascino, la dama mostra il sapone e il tubetto. Primo piano dove leggiamo “il sapone Nivea e la crema Nivea ti fanno irresistibile, buonanotte”. Ritorno alla scena principale, la marchesa allunga al cavaliere il sapone e il tubetto di crema, lui le bacia la mano, lei si allunga dal balcone e i due si baciano. Scena finale un amorino sormontato dalla scritta Nivea scocca la freccia, compaiono di nuovo sullo schermo i prodotti reclamizzati e la scritta “per trattare la tua pelle”. La modernità del messaggio sta nell’animazione, prima di tutto, poi nel passaggio dei prodotti di bellezza dalla donna all’uomo. L’epoca, per l’immaginario collettivo, potrebbe essere il XVIII secolo delle parrucche incipriate e della cosmesi. B. Franklin mandato in Francia per alcuni anni, come rappresentante delle tredici colonie americane, grande frequentatore di salotti e di nobildonne, disse, secondo Matilde Serao, che dalla trasformazione in soldi di tutta la cipria usata in Francia, il governo si sarebbe comprato tre eserciti. In realtà, oltre alla bravura di Lotte che mette in bianco le silhouettes su fondo nero, il filmino si fa forte della Nivea stessa come prodotto molto moderno.

I prodotti Nivea della Beiersdorf

Creata nel 1911 dalla Beiersdorf diventa subito un prodotto distribuito e prezzato per tutte e tutti. La crema e il sapone possono essere usati da entrambi i sessi, le donne per proteggere la pelle, gli uomini dopo la rasatura. La crema in tubetto è quella del film. Lo stile del packaging è Art Nouveau, consono alla prima confezione della crema Nivea, e agli altri prodotti, richiamato dall’angioletto che mostra i prodotti. E’ dal 1925 che la confezione della crema diventa di latta blù con la scritta in bianco, in stile con il Bauhaus.

La Beiersdorf prende il nome dal primo proprietario del laboratorio di Amburgo che sarà poi acquistato da Oscar Troplowitz nel 1890 e non cambierà nome perché il suo era troppo complicato da pronunciare. E’ un giovane con grandi progetti, non solo in mente: nel 1897 introduce fra le donne e gli uomini che lavorano nella sua fabbrica un periodo di ferie retribuite e tutele per la maternità, negli anni applica la settimana lavorativa di 48 ore e crea un fondo pensionistico. In quegli anni di cambiamenti è scoperto dal dermatologo Ulla, Isaak Lifschutz che Troplowitz assume. E’ l’inventore dell’Eucerit, un agente emulsificante che permette di ottenere per la prima volta un’emulsione stabile. Nel 1911 arriva sul mercato la crema Nivea della Beiersdorf, ancora oggi sul mercato, dal 1914 è distribuita in tutti i continenti.