Ritorno al Mondo Nuovo – Una nuova visione dell’arte contemporanea.

Il mondo dell’arte contemporanea ci sorprende ancora una volta con un evento unico: Ritorno al Mondo Nuovo. Questa mostra, curata da ReA! Art Fair in collaborazione con Caleidos Agency e il Salone dei Pagamenti, offre uno sguardo profondo e innovativo sul nostro tempo attraverso le opere di cinque straordinari artisti.

Dal 27 al 29 novembre 2024, il Salone dei Pagamenti diventa il palcoscenico di una riflessione visiva sul rapporto tra tradizione e progresso, tra radici culturali e visioni futuristiche.

La mostra è curata da Dora Casadio e Livia Ruberti, che condividono l’obiettivo di rendere l’arte accessibile e democratica. Con ingresso gratuito (previa registrazione), l’evento si apre a un pubblico ampio e variegato, invitando tutti a partecipare a questo dialogo artistico e culturale.

UN VIAGGIO NELL’ARTE CONTEMPORANEA

La mostra esplora i temi della libertà, dell’identità e dell’innovazione, ponendo al centro il dialogo tra umano e tecnologia, tra introspezione e futuro post-umano.

Ecco gli artisti e i loro linguaggi espressivi:

  • @sineumbra: Le sue opere multimediali trasformano i tessuti in un simbolo di continuità tra passato e presente, unendo la manualità della tradizione con le possibilità del digitale.
  • @nicola_bindoni: Con delicatezza e profondità, le sue pitture ci raccontano storie di fragilità umana, invitandoci a riflettere sull’introspezione e sulla vulnerabilità.
  • @dao.thi.linh: L’artista esplora le sue origini culturali, creando opere che incarnano il dialogo tra identità personale e collettiva.
  • @marco.vignati1: La fotografia diventa scultura nelle sue mani, trasformandosi in una narrazione tridimensionale che gioca con percezione e materia.
  • @limiyan_lilia & @sadovskykat: Una collaborazione visionaria che utilizza l’intelligenza artificiale per immaginare futuri post-umani, dove l’arte stessa evolve in una nuova forma di vita.

NICOLA BINDONI

Nicola Bindoni, con la pittura, basa la sua ricerca su racconti visivi di storie di fragilità, attraverso la rappresentazione di figure che fanno parte della sua sfera personale. I soggetti appaiono in una condizione di tempo e spazio sospesa, in cui luci e ombre enfatizzano il loro stato fisico e psicologico, pur non rivelando mai la loro identità. Lo sguardo non è mai rivolto allo spettatore, spesso è coperto o addirittura tagliato fuori dall’immagine e questa omissione incanala la fruizione dell’opera verso i ricordi e i sentimenti di chi guarda, creando una relazione più genuina con lo spettatore che si riconosce e immedesima in un ciclo di vulnerabilità e accettazione, di dolore e cura.

LINH BUBBIO

Linh Dubbio, vietnamita di nascita e adottata in giovane età da una famiglia italiana, con la sua pratica esplora il tema dell’origine e indaga le potenti sinergie generate dai molteplici punti di contatto tra le diverse tradizioni culturali. Le tre opere in mostra, dal titolo i sentieri dello Sbaron, provengono dalla serie una giraffa sulle Alpi, in cui l’artista omaggia il vissuto della madre che, trapiantata a Torino dopo aver passato la sua infanzia in Africa, si ritrova a creare le fondamenta di una nuova condizione esistenziale, affrontando un passaggio di stato radicale, tra sentimenti di estraneazione e spaesamento, imparando però piano piano a riconoscersi in un nuovo mondo.

LUISA EUGENI

Luisa Eugeni nella sua ricerca artistica esplora, attraverso pratiche multimediali, temi filosofici come l’appartenenza e l’identità, individuale e collettiva, in dinamiche di interdipendenza tra figura e terra, struttura e contenuto, natura e cultura. L’interconnessione degli esseri viventi e delle cose con il loro ambiente sono centrali nella produzione dell’artista che, come s’evince nell’opera oas Labyrinth, tramite la pratica della tessitura, ravviva le tecniche artigianali di maestranze e abilità culturali, come il telaio costruito dal padre, l’esperienza nella maglieria della madre e il contributo di vecchi filati pregiati come la seta bouclè, il lino, il lurex e il cotone da parte dei vecchi fornitori dell’alta moda di Firenze, prima del declino della produzione tessile in Umbria. Anche il paesaggio risiede nella trama dei tessuti che, in alcuni punti, richiamano una visione pittorica del territorio.

LILIA LI-MI-YAN E KATHERINA SADOVSKY

Lilia Li-Mi-Yan e Katherina Sadovsky sono un duo artistico capace di spaziare da opere site-specific a installazioni integrate da suono, video, CGI, 3D, scultura e fotografia. Spesso le due artiste cooperano con l’AI, delineando prospettive future e invitando il pubblico a interrogarsi su come possa evolversi la società umana, con risvolti fantascientifici e a volte surreali, esaminano i-interazione tra 1·uomo, il mondo naturale e le connessioni con possibili altre forme di vita. cosa succederebbe se la nostra specie sviluppasse un nuovo corpo che interagisce con nuovi materiali, tecnologie e batteri? Vivremo per sempre e saremo sempre le stesse persone? Che ne sarà delle emozioni del nuovo umano cyborg postumano? Queste sono le domande intorno a cui gravita la ricerca di questo duo artistico. I video presenti in mostra trasmettono tre ·’umani del futuro’ che interagiscono con strane masse bioniche e colorate, che sembrano coesistere in simbiosi. L1arte è fatta per fornire risposte o per porre domande? secondo Chekhov, scrittore e drammaturgo russo del XIX secolo: “Il ruolo dell’artista è quello di porre domande, non di fornire risposte” L’arte esiste per ispirare pensieri e creare dubbi, e le opere di Li-Mi-Yan e Sadovsky fanno proprio questo.

MARCO VIGNATI

Marco Vignati analizza i possibili utilizzi dello strumento fotografico andando oltre alla sua dimensione bidimensionale. Nelle sue opere entra in profonda connessione con la matericità del prodotto fotografico, modificandone la struttura e sovvertendo completamente il suo utilizzo. Le sue opere si basano tutte sull’utilizzo innovativo di pellicole e stampe fotografiche, che trasforma in oggetti scultorei attraverso un processo di lenta emulsione. Si erite, squarci, portali da cui passare attraverso, questa serie di lavori rappresentano o scorrimento inarrestabile del tempo, la consapevolezza che tutto cambia, in un sentimento che oscilla tra accettazione, nostalgia e impotenza. Le due sculture a terra sono state create dall’artista appositamente per la mostra Party in Pieces, progetto inaugurato lo scorso settembre, organizzato da ReA! Arte in collaborazione con l’archivi Rachele Bianchi e in dialogo con l’opera dell’artista.